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Libri

Il volto nuovo della Vita:
RESPIRO OLTRE di Cinzia De Marzo


a cura di Angela De Nicola


Siamo ciò che scegliamo ogni giorno e in ogni istante di attraversare. Consapevolmente o meno. La vita è ciò che ci scandaglia vorticosamente lasciando un segno, nel bene e nel male. Un segno che siamo noi a decidere se voler evidenziare o meno, se voler connaturare, se fare nostro o se lasciare indisturbato nel dimenticatoio. L’esistenza ci pone delle questioni, ci mette alla prova se necessario, e tutto questo per prendere decisioni e imboccare la tanto temuta e agognata strada del cambiamento. Sì: le cose della vita accadono ma siamo noi a decidere se rivestirle di volta in volta di un segno passivo, inutile, o se donare - al contrario - a queste stesse cose, un volto paradigmaticizzante, simbolico, formativo per rinascere nuovi e veri, fuori dalla mitica e dorata comfort zone.

I libri che raccontano tutto questo, che ci parlano di esperienze emblematiche, iconiche, altamente rappresentative, sono doni: libri cui l’esistenza non può che essere grata. Respiro oltre, (Ed. Il Filo di Arianna, 2023) l’ultimo romanzo di Cinzia De Marzo, avvocato barese e specialista in diritto dell’Unione Europea, nonché Ambasciatrice europea del Patto sul Clima a Bruxelles, rientra senza dubbio in questo range di produzioni. Centoventidue pagine da leggere trattenendo il respiro, introitandone i contenuti con piacevole ingordigia, plot di quelli che si consumano tutto d’un fiato. Sono pagine, queste di Respiro Oltre, che giungono dopo il debutto avvenuto con Clausura liberatoria (Albatros Il Filo, 2021) e che entrano prepotentemente nei meandri della mente e del cuore anche in virtù del grande pregio della loro brevitas, caratteristica utile e calzante più che mai con i nostri giorni figli dell’iperattivismo e dell’ipercinetica.

Nel vortice di una scrittura dal ritmo incalzante, basata per buona parte su diari scritti in presa diretta durante diverse ed affascinanti tappe di viaggio realmente effettuate dalla scrittrice ( da Napoli a Roma, da Milos in Grecia a Casablanca in Marocco, passando per l’India) il romanzo, che già di per sé odora del taglio tipico della sceneggiatura cinematografica e dunque di stilemi iconici e fortemente filmici, pone sotto la lente di ingrandimento tre protagonisti primari e due secondari, non per questo meno funzionali rispetto ai primi. In primo piano, la vita intrecciata di due donne: Amélie, aspirante regista cinematografica, e Clara, giornalista: dinamiche psicologiche femminili di cui una richiamo dell’altra, una specchio dell’altra, una paradigma inconsapevole dell’altra. Un perno maschile, Akim, terzo personaggio chiave della storia, di cui si scandaglia la psicologia narcisistica, instabile e profondamente ferita fin dall’infanzia. Una relazione d’amore, finemente analizzata in chiave intimistica e fisica, a tratti sconcertante ma altamente funzionale a definire norme e precetti dell’indipendenza femminile ed evidenziare infine quanto sia difficile ottenere ogni volta questa indipendenza, anche rispetto alla predominanza psicologico-sessista che spesso e volentieri caratterizza i maschi di ieri come quelli di oggi, nonostante i grandi traguardi raggiunti dalle donne in seno ad una marcata indipendenza emotiva, economica, sociale. E poi due genitori, un padre e una madre non perfettamente vocati al loro ruolo, i quali inconsapevolmente, come tutti i genitori che peccano di forti mancanze, si rivelano i principali responsabili di buona parte del destino, dei vuoti e delle sofferenze dei propri figli.

Cinzia De Marzo ha saputo racchiudere in pochi tratti felicemente intensi la maggior parte delle dinamiche fondamentali dell’esistenza umana - quelle su cui non si finirà mai di argomentare ed ha saputo offrire ai lettori, nell’intensità di una storia di vita e d’amore apparentemente semplici, oserei dire quasi comuni – un vivo spaccato delle problematiche relazionali del nostro tempo, anzi, uno studio vero e proprio che contribuisce, se analizzato bene dal lettore, a chiarire molti degli oscuri e perversi meccanismi insiti nel rapporto madre-figlia, molti dei non chiariti dubbi propri del rapporto bambino-adulto, e molte delle perverse disarmonie che costituiscono lo stare e l’essere uomo-donna. La penna agile e snella di Cinzia De Marzo, solo apparentemente votata alla semplicità stilistica (nella scorrevolezza delle pagine si intravede infatti la fatica del labor limae intertestuale e il lavoro di incastro tra i nessi descrittivi e le dinamiche di un plot ascensionale, chiaramente in climax) è una penna che in realtà non scioglie ma solo rivela un nodo esistenziale con cui tutti prima o poi ci ritroviamo a che fare, un bivio con cui ognuno di noi arriva a fare i conti: è più conveniente sottostare placidamente (ma ahimè incautamente e a proprio rischio e pericolo) alla mercè del proprio destino o è meglio cercare di combatterlo e di sviarlo con tutte le forze al fine di rinascere dalle proprie ceneri portando in trionfo, se necessario, anche i segni vittoriosi delle proprie cicatrici? E non si tratta di una domanda retorica. Combattere per divenire migliori, per superare crisi e superare sé stessi è evidentemente cosa buona e giusta, anzi è la scelta migliore. Ma quanti di noi effettivamente lo fanno? Quanti dispongono di vere, genuine, obbiettive e dirette dosi di coraggio per migliori scelte di vita o per autentiche rivoluzioni? Cinzia De Marzo, ne sono certa, è ben consapevole delle dinamiche reali del nostro tempo ed è per questo che - posto anche sotto la luce di queste ulteriori domande in filigrana - Respiro Oltre è e resta un romanzo-paradigma, anzi, direi di più, è un romanzo-provocazione sul nervo più scoperto e sul nodo più vivo del nostro esistenziale.

Romanzo dicotomico, dunque, dilemmatico. Rimanere nel comodo status quo oppure evolvere a proprio rischio e pericolo ma con all’orizzonte promesse decisamente più vaste? Se pure svelassimo il finale e tirassimo una linea di demarcazione tra il prima e il dopo di Amélie, di Clara, di Akim, di Emma, di Gerardo, non scioglieremmo comunque i vasti interrogativi che ruotano attorno a questa che è una fra le domande delle domande del nostro vivere. Comoda staticità o scomoda rivoluzione? Il romanzo si apre e si chiude con due citazioni che mi piace trascrivere e tentare di incastonare per chiudere il cerchio sul discorso. La prima: “La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose” (Henry Miller); la seconda: “Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite. (Alvin Toffler). Detto altrimenti: possiamo (e dobbiamo) vivere pienamente e gioiosamente le nostre vite, apprendere, girare il mondo ma il viaggio più importante che neppure uno spostamento fisico svia o evita, è quello interiore che è poi presto o tardi il tipo di viaggio che in maniera profonda tocca un po' a tutti. La destinazione non è mai un luogo. Solo così capiremo che non è tanto la fame di luoghi, di esperienze e di spazi a dover piacevolmente invadere le nostre vite, quanto la fame della nostra voce interiore, proiezione di presente e di futuro, che va ascoltata, assecondata, saziata.

L’autrice non avrebbe potuto scegliere per quest’opera un titolo migliore. Non un titolo casuale, ma un perno significante, allineato come è sull’atto primario e più importante della vita sulla terra, ovvero il respirare. Respirare ovvero esistere ed esistere pienamente. Meglio ancora: respirare come atto di aumento della coscienza istintuale e primaria, quella che fa emergere la voce profonda di noi stessi, avvicinandoci al richiamo energetico ed ancestrale di ognuno, sfiorando le perfezioni del primo pulsare che ci ha resi vivi. Respirare. Introitare vita interiore, aprirsi ad una consapevolezza di tipo superiore. Se lo si fa bene, si ammette di star vivendo pienamente il qui e l’ora, consapevoli di decisioni future fortemente improntate alla bellezza interiore, sempre sicuri di sé, sempre raggianti e mai titubanti. Respirare oltre è un lavoro delicato e faticoso che si apprende vivendo oltre. Oltre gli schemi precostituiti se necessario. Se ci si allinea cioè con la propria interiorità, spesso e volentieri inascoltata e messa da parte da razionalismi inutili e becere convenzioni, la linea armonica del vissuto diventa davvero la storia dell’io profondo che davvero tocca e afferma il vero essere, il vero io. Respirare oltre ovvero esistere oltre, con la consapevolezza di un “cervello diaframmatico” e di un “cuore dolcemente mnemonico” che ogni volta ci spingono a superarci, quindi a migliorarci fino a toccare il nostro possente ed inascoltato nucleo interiore. Respiro oltre: assaggio del sapore più autentico della nostra anima, del nostro spirito. E’ così che si inizia a viaggiare senza viaggiare, a viaggiare per davvero, a vivere ogni giorno evoluzione e rivoluzione, indipendenza e cambiamento.
Non sveleremo ciò che è successo ai nostri protagonisti ma sappiamo che per loro come per ognuno di noi, ogni respiro, ogni passo della vita, dovrebbe andare un po' più oltre, dovrebbe virare verso la verità di noi stessi. Un passo vero e placido ogni volta, un respiro oltre, un giorno oltre, ogni volta nuovo, verso una identità basata non tanto su nodi esperienziali concreti (ma pure necessari) quanto su saggezze spirituali forse anche difficilmente spiegabili a parole, forse a volte anche non pienamente giustificabili dai più, eppure perfettamente in linea con la sfera della nostra luce, mano nella mano con quell’universo bambino che da sempre attende risposte e armonia e il ricongiungimento ultimo con quella linea iniziale che da sempre indica la compiutezza del cerchio della vita.

Angela De Nicola