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Personaggi

FRANCESCO CAPPIELLO, MAESTRO E LETTERATO INSIGNE
Poliglotta, ha tradotto, fra l'altro, il tedesco Goethe

di Michele Traficante

RIONERO IN VULTURE - "Ritrovo nei Suoi versi quella tempra d'artista, che già mi sorprendeva nel piccolo volume delle leggende da Lei raccolte e rinarrate - un canzoniere modesto, un soliloquio di un'anima romita, china in sè, schiva della folla, temente le tempeste, il ruggito dei turbini. (...) Il Suo paesello, la Sua campagna, l'erba brulla, l'arido monte, tutta la Sua poesia più intima e più viva si racchiude nell'idillio della Sua terra natia, fatto idillio dell'anima Sua". Così scriveva da Bologna Arturo Farinelli nel 1924 nella prefazione al volume ."Viver,vedere ed in cuor sognare" di Francesco Cappiello. Un giudizio che mette in risalto la grande sensibilità di poeta e di letterato dello scrittore rionerese.

Francesco Cappiello, nato a Rionero in Vulture il 13 aprile 1890, si è laureato in lettere nell'Università di Firenze il 1913. Per le la sua notevole cultura già il 23 agosto 1911, ancora studente, venne chiamato a redigere lo "Statuto del Circolo Giovanile di Rionero", il cui testo - composto di 87 articoli - poneva le basi a dar vita ad un'associazione a vasto respiro democratico, della quale - a soli 21 anni - veniva eletto Presidente onorario.

Appena laureato incominciò subito la sua attività di docente . Prima sede della sua docenza in lettere fu il liceo di Catania nel 1914. Nel maggio 1915 raggiunse il fronte col grado di tenente. Si guadagnò una medaglia di bronzo al valor militare. Fu promosso capitano. A fine guerra - nel 1918 - venne destinato al Liceo Classico di Carrara, e di lì trasferito, il 1922, al Liceo Orazio Flacco di Potenza, permanendovi fino al 1928. Nel frattempo aveva licenziato alle stampe un volume di "Poesie e liriche", edito da Insabato, Melfi. Nella lirica "Addio Rionero", è vivo lo struggente amore per il luogo natio,paragonabile al manzoniano". Addio monti". Nel salutare il suo bel Vulture, fra l'altro, si augurava vivamente di poter essere sepolto nel suo cimitero, posto ai piedi del vulcano spento, ove riposava la sua adorata mamma. Il successivo libro: "Le leggende del Vulture", edito a Potenza il 1923, è una caratteristica pubblicazione di ambiente regionale, non solo nel soggetto, ma per l'Autore, l'illustratore (Ercole Bianchi), l'editore (Gerardo Marchesiello). I motivi caratteristici del suo paese natio - Rionero in Vulture - sono tratteggiati ed affermati nel suo poderoso romanzo- fiume: " Nel guscio di un uovo", edito da Sandron - Palermo - nel 1930. Si tratta di una saga paesana che prendendo spunto da avvenimenti di cronaca del passato (fallimento della Banca Popolare di Rionero) delinea luoghi, fatti, personaggi ed eventi con grande potenza descrittiva.

Già nel 1924 raggiunse grande notorietà pubblicando sulla celebre rivista "La Basilicata nel mondo", diretta dall'avvocato Giovanni Riviello, alcuni interessanti articoli (famosa la descrizione della "processione dei Turchi" a Potenza), ottenendo lusighiera attenzione da parte dell'illustre prof. Sergio De Pilato.

Alcune sue liriche ("La tacita notte", "Anelito") sono state musicate da Camillo Plastino, anch'egli di Rionero in Vulture e dedicate a Giustino Fortunato. Poliglotta di vasto respiro, fra l'altro traduttore del tedesco Goethe, nel 1928, Francesco Cappiello veniva " comandato" all'Estero, ove recava il meglio del suo sapere, con slancio missionario, specie nell'insegnamento di Orazio. Dopo una prima tappa a Tunisi, abbe l'incarico di Preside delle Scuole Italiane di Sofia e poi di Vienna, per approdare, infine, al glorioso Liceo Virgilio, nella capitale.

E' morto a Roma, nella sua casa di via dei Giornalisti 16, l '8 marzo 1971 col ricordo di Rionero sulle labbra.

Scrittore poderoso dalla vasta cultura umanistica, profondo conoscitore degli albori della letteratura italiana (usava chiamare confidenzialmente "Ciccio" il grande Francesco Petrarca), Cappiello ebbe grande influenza nella formazione di tantissimi giovani che ebbero la fortuna di averlo insigne maestro. Di eccezionali prese emotive le sue forbite lezioni e le non poche conferenze tenute nel corso della sua vita.

Dell'alta considerazione in cui era tenuto la grandezza spirituale e intellettuale di Francesco Cappiello, ne è testimonianza, fra le tante commomorazioni - quella del bollettino mensile - dell'aprile 1971 "Evangelizzare" dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno d'Italia il quale completa - con rapidi cenni bibliografici - l'elenco delle varie altre opere del Nostro, date alle stampe. Fra cui citiamo: "Poesie liriche", "Le leggende del Vulture" (raccolta di 17 brevi racconti che l'autore sentì narrare nel suo paese, magistralmente illustrate con disegni del pittore Ercole Bianchi), "La volpe Renardo", "Vivere, vedere e in cuor sognare", "L'ascesa di san Francesco" (discorso letto nell'Istituto Magistrale di Potenza la sera del 17 aprile 1926), "Il ramo fiorito", "Le donne nella lirica di Orazio", "Per Armado Diaz", "Nel guscio di un uovo", "Isabella nell'Orlando Furioso", "La romanità nella lirica di Orazio", "Il sorriso della speranza", "Gli epodi e le odi di Orazio", "Satire ed epistole di Orazio".

Pare che sia ancora inedita una poderosa opera postuma di narrativa : "Mastro Cola creatore".

Uno stralcio di tale opera è stato pubblicato sulla rivista "Sud Puglia", n°3 del 1984, a cura della figlia Gelsy, valente giornalista. Si spera che l'intera opera venga data alle stampe a cura dei famigliari.

L'Amministrazione comunale di Rionero in Vulture potrebbe tentare l'acquisizione del manoscritto per un'eventuale pubblicazione.

Per gli alti meriti culturali, per l'esemplare stile di vita e per lo sconfinato amore per il suo paese natale, Francesco Cappiello merita di essere ricordato dai rioneresi con l'intitolazione di una strada della città affinché le nuove generazioni possano trarre dalla sua vita e dalle sue opere di insigne maestro e letterato utili insegnamento.