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In memoria di Enzo Cervellino

di Antonio Masucci

 

Più di 60 anni fa, in queste nostre contrade, in particolare nella nostra città, lo studio dei ragazzi si fermava alla quinta elementare, ad una ristretta area di conoscenza; ad esempio in aritmetica non si andava oltre le quattro elementari operazioni; in geometria, qualche riferimento ad alcune principali figure piane e solide; in italiano, si compilavano riassunti, dettati, diari, analisi grammaticali o parti del discorso, qualche lettura delle pagine de “Le mie prigioni” di Silvio Pellico, qualche poesia a memoria, alcune notizie sulle principali guerre e lettura di semplici cartine geografiche. Tutto qui.

 

Nel giro di pochi anni quelle nozioni cadevano nel dimenticatoio e quei ragazzi – anche i più privilegiati - sprofondavano nel più tenebroso analfabetismo.

Ma molti di quei ragazzi avevano sentito parlare da qualcuno che, molto più fortunato, aveva, lontano dalla nostra città, potuto proseguire i suoi studi; quindi oltre alle quattro operazioni c'era l'algebra, la geometria euclidea, l'analisi logica, la sintassi, la lettura delle opere di Parini, Tasso, Ariosto, Leopardi; le poesie di Alfieri, Foscolo, Carducci, Pascoli; c'era anche lo studio della lingua latina, del francese, del greco; c'erano discipline scientifiche per lo studio di fenomeni fisici e chimici.

Ma tutto questo ben di Dio dove si poteva prendere? A chi rivolgersi per poter proseguire negli studi, conseguire un diploma di scuola media inferiore, poi quello di una scuola superiore e poi, ancora, frequentare facoltà universitarie per una laurea in medicina, ingegneria, giurisprudenza, fisica, matematica, chimica od altro ancora?

A chi rivolgersi per ottenere informazioni sull'accesso a questo tipo di studi oltre quelli delle classi elementari?

Naturalmente alle Autorità Scolastiche Statali; ma ogni istanza così rivolta ha sempre incontrato un muro di ostacoli, diffidenza e rifiuto, rigetto completo di ogni domanda tesa all'istituzione di una scuola dopo quella elementare.

Le Autorità sembrava dicessero: Volete continuare a studiare, voi ragazzi? Potete andare a cercarvi gli Istituti superiori, lontani dalla vostra residenza; se avete voglia, alzatevi presto al mattino per raggiungere le sedi preposte a studi oltre quelli elementari; affrontate sin dall'età di 11 o 12 anni i rigori dell'inverno, i disagi e le avventure dei viaggi in treni senza alcun orario di andata e ritorno; provocate, in queste situazioni, giuste preoccupazioni nei vostri genitori per la vostra assenza dalle vostre famiglie per una decina di ore al giorno e poi, al rientro alle vostre case, cercate di svolgere i compiti a voi assegnati. Rosee prospettive che hanno determinato non poche rinunce agli studi, con gravi sintomi di mortificazione e di disorientamento!

E così, pochi alla fine hanno accettato questa situazione e, con molto coraggio e con molta fatica, hanno affrontato ogni sorta di disagio per proseguire i loro studi negli Istituti della città di Melfi o di Potenza; qualcuno di essi ha pagato con la propria vita questo naturale desiderio di istruirsi, come testimoniano le tragiche scomparse di due bravi ragazzi, Catenacci e Grieco, vittime di incidenti sui binari ferroviari.

Disagi e morti che determinavano nelle famiglie ansie, timori, preoccupazioni, discussioni rivolte a scoraggiare i più volenterosi che non avevano, pur nelle immani difficoltà, alcuna intenzione di lasciare i loro studi.

Quadro poco edificante per coloro che aspiravano a scavalcare la siepe del recinto della misera istruzione, per vedere oltre a capire la bellezza della cultura, per un arricchimento del sapere; giusta la pretesa, ammirevole lo slancio e la forza per comprendere; ma chi poteva accogliere questa e altre domande? Chi poteva porgerti una mano per strapparti dalla miseria mentale e materiale che quasi sempre è emersa da queste parti?

La seconda guerra mondiale terminò nel 1945, lasciando dappertutto macerie di ogni sorta, non solo nelle case ma nei cuori di questi cittadini che dovettero contare soltanto disastri, morti, feriti; ma, accanto a questo aspetto altamente negativo, veniva determinandosi una spinta, un'azione mirante ad aprire gli occhi, ad impegnare il cervello, per vedere e capire che bisognava alzarsi, raccogliere tutte le forze perché era nei loro cuori e nei loro cervelli il segreto per rinascere, vendicare il diritto ad una sana istruzione; era il momento di operare con le proprie idee e le proprie forze.

Se le Autorità Scolastiche Statali hanno nel passato negato il sacrosanto diritto ad un'Istituzione, doverosa da parte loro, era giunta l'occasione di prendere serie decisioni, con la consapevolezza delle richieste di tutte le famiglie, con costanza, tenacia e perseveranza, per realizzare il proprio programma di una Scuola Media inferiore, privata, a spese dei frequentanti.

Idea questa molto tempestivamente apprezzata ed accolta non solo dai nostri cittadini, ma anche dai cittadini di Barile, Atella, Ripacandida, Ginestra, San Fele, Filiano, Ruvo del Monte, Castel Lagopesole ed altre comunità ancora.

Grazie Stato – sempre avaro nei riguardi di queste nostre contrade - Sono questi cittadini che hanno deciso, a proprie spese, di istituire la scuola media inferiore, dimostrando così che essi hanno la legittima volontà di edificare qualcosa di solido in merito alla cultura, di essere i veri protagonisti del loro futuro.

E fra questi cittadini, i primi che compresero l'importanza e la necessità di realizzare questo sogno tanto ambito, furono: l'ottimo amico e ottimo avvocato Antonio Caggiano, l'ottimo amico e bravo ingegnere Luigi Grieco – ora non più fra noi - ai quali va il doveroso tributo di rispetto e di riconoscenza della nostra città, perché pionieri di un percorso culturale di tutta serietà, perché erano sicuri che il programma di realizzazione di una Scuola Media inferiore avrebbe portato ad un rinnovamento culturale e sociale in tutti gli ambienti di questa città. E con essi, poi, sono stati sempre presenti l'avvocato Donato Tribuzio, le famiglie Giuseppe Catenacci, Brienza, Russillo, Varlotta, Preziuso, Libutti, Traficante, Di Lucchio, Amorosino, Persichella, Bochicchio, Sinisi, D'Angelo, Antonio Calice, Nigro ed altri ancora che, impegnandosi a sostenere le spese per far funzionare la scuola, hanno saputo, in ogni momento, fornire idee, iniziative, incoraggiamenti di ogni genere.

Ma, a questo punto, a chi affidare la direzione degli insegnamenti, la responsabilità dello svolgimento di un lavoro di educazione e di istruzione? Certamente ad un valoroso professore che avesse, oltre ad una solida preparazione e formazione culturale, il medesimo slancio di amore per lo studio dal quale poter far sortire una ricchezza di contenuti specifici di istruzione e di civili comportamenti. E così fu invitata a dirigere questo lavoro, fatto di alti impegni e serie responsabilità, un bravo professore di italiano e latino dalla vicina città di Venosa, fu invitato il professore Enzo Cervellino che, immediatamente accettò, si rese conto delle varie istanze, si mise subito al lavoro con tutta sollecitudine e chiare prospettive di portare l'istituenda scuola ad un livello di ottimi risultati e di brillanti affermazioni.

E fu proprio così, perché nei vari anni, sotto la Presidenza del professore Enzo Cervellino con gli insegnamenti di ottimi docenti, quali, tanto per citarne alcuni, De Mascellis, Nevano, Piezzo, Labella, Di Lonardo, Faggella, Corona, lo scrivente, varie ispezioni inviate dal Ministero della P.I. compilarono sempre lusinghiere relazioni che fecero rivedere il comportamento degli ambienti statali, i quali dapprima avevano ritenuto erroneamente questa scuola media privata come una delle tante scuole private ove si amministravano danaro e non istituzione.

Questa scuola media privata e poi legalmente riconosciuta non aveva nulla in comune con le tante scuole private diffuse in tutto il territorio nazionale; qui il lavoro dell'insegnamento era condotto seriamente, con tutta serenità e rivolto a stimolare nei frequentanti una dignitosa e solida preparazione, con tutta certezza e sincerità a proseguire gli studi superiori con tranquillità ed ordinato orientamento.

Ed accanto ai nomi dei docenti, sopracitati, è doveroso, da parte mia, richiamare alla nostra memoria la simpatia cordiale dell'ottimo amico Enrico Brienza – Ricuccio -; con solerte laboriosità e viva intelligenza, riusciva, in ogni momento ed occasione, ad assicurare ordine, manifestazioni nella scuola e fuori, riscuotendo da parte di tutti apprezzamenti ed affetto; non è più tra noi, continuerà lassù il suo impegno fra la gioia di tutti i suoi amici.

Anche nei giorni, in cui nella nostra cittadinanza, non mancavano, per ragioni politiche, episodi in po' sconcertanti, la Scuola Media non è stata mai coinvolta nelle manifestazioni un po' turbolenti; gli stessi responsabili di tali manifestazioni si sono sempre astenuti dal rivolgere alla scuola media attacchi o polemiche, tanto erano ben consapevoli che in quelle aule si parlava di italiano, latino, matematica, francese, in modo serio, perché tutto mirava a dare ai ragazzi un bagaglio culturale di alto livello

Poi, dopo pochi anni di ispezioni o di visite per analizzare il modello di studio e o di programmi svolti, visite sempre molto richieste dalla scuola o volontariamente espresse e volute dagli interessati (le frequenti visite del senatore Prof. Raffaele Ciasca, dei presidi delle scuole di Melfi e di Potenza) ispezioni tutte miranti a far capire alle Autorità Scolastiche Statali che la scuola legalmente riconosciuta aveva tutte le carte in regola per candidarsi a Scuola Statale, arrivò il giusto riconoscimento e quella Scuola media legalmente riconosciuta divenne, per un anno, sezione staccata della scuola media di Melfi, con la Presidenza del Prof. Vincenzo Colucci, già Preside della scuola di Melfi, rispettando così la formale disposizione legale; dopo l'anno di sezione staccata, si ebbe la completa autonomia ed il Prof. Enzo Cervellino riprese con i suoi insegnamenti la Presidenza della stessa Scuola, con maggiore vigore e maggiore entusiasmo.

Perciò, riandiamo col pensiero a quei lontani tempi del 1945, fra enormi difficoltà che ora nessuno mette in conto, e ritroviamo i nomi delle persone, già menzionati e, con tutto rispetto e doverosa memoria, imponiamoci di non dimenticarli, ma siamo doverosamente riconoscenti perché essi, primi fra tutti hanno compreso l'importanza del problema di una scuola che, se ben indirizzata, può assicurare dignità, libertà, rispetto, ordine sociale.

Quanto debito abbiamo tutti noi nei riguardi di queste personalità; quanta riconoscenza all'ottimo Preside del Liceo Classico di Potenza, Prof. Raffaele De Lorentis, poi provveditore agli studi di Potenza e infine Ispettore Centrale del Ministero della P.I.: le sue presenze nella scuola media di Rionero erano sempre motivo di onore e orgoglio, perché davano occasioni a momenti di autorevoli lezioni e suggerimenti, tanta era la sua preparazione umanistica e tanta era la sua affabilità, l'amore per la cultura e la chiara visione di vedere crescere culturalmente questa realtà scolastica, motivo di orgoglio, ho detto, perché gli apprezzamenti venivano da persone degne di rispetto, non facili a manifestazioni di congratulazioni se non dopo aver, con molto rigore, e competenza professionale, esaminato ogni particolare.

Poi, la sua ultima relazione egli consegnò, ricca di concetti ed argomenti di alta obbiettività! Per la precisione e l'esattezza delle giuste espressioni, meravigliò non poco gli ambienti del Ministero della P.I. che non indugiarono oltre a definire la statizzazione della Scuola Media di Rionero.

Ed ora alla Signora Cervellino – la consorte del preside Enzo – va la nostra solidarietà sincera e tutta la nostra affettuosa riconoscenza per i meriti del proprio marito, quale nobile figura di Preside e soprattutto di uomo, presente in ogni situazione, soprattutto quando si parlava di cultura, libertà, democrazia; altrettanta solidarietà va alla figura Signora Cervellino Masiello, quale figlia del carissimo preside Enzo, augurando a lei un lavoro di alto livello culturale, nella direzione dei tre Licei di questa città, sempre certi, come siamo, che quel lavoro, iniziato da Suo padre sia condotto con la stessa precisa responsabilità, perché la città di Rionero, da una sana e seria Istituzione, possa aspirare ad una vita di civili comportamenti e all'affermazione di autentici valori morali.

Rionero, 11 marzo 2007