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Una memoria per Enzo Cervellino
Pasquale Tucciariello

 

 

Il 20 marzo di due anni fa (era il giorno delle Palme) ci veniva a mancare Enzo Cervellino. Il preside. Finora non avevo mai scritto di lui per più di qualche ragione. Primo, nessuno me lo aveva mai chiesto (ma questa è una grande corbelleria perché io non ho mai scritto a comando); secondo, non ero negli stati d'animo tali da narrare in sintesi la vita e l'opera di un grande; terzo, so io cosa e quando raccontare verso chi dico io in merito a vicende che mi hanno visto, con lui, testimone di parecchi eventi, alcuni di essi non sfociati nel dramma sicuramente per merito della Provvidenza; quarto, perché già molto è stato scritto da Michele Traficante, Clemente Carlucci, Michele Rizzo, Donato Di Lucchio, Raffaele Tirico, Antonio Masucci e chissà da quanti altri ancora e dunque una nota in aggiunta alle altre dovrebbe significare una comunicazione in più. Francamente vi è ancora tantissimo da dire e da raccontare, in termini di fatti e in termini di aneddoti. Prima o poi dovrò darmi una regolata.

Questa volta una brevissima nota sul caro preside mi viene richiesta dal mio amico Franco Loriso. Anche lui vuole onorarne, sul suo giornale, la memoria. E brevissimamente ne parlerò. Con qualche proposta.

Caro sindaco Placido, aspetto di sapere quando tu e la tua amministrazione deciderete di intestare qualcosa di serio al preside Cervellino. Erigere un busto nel parco Fortunato a lui e poi ad altri della nostra gente per disegnare percorsi di memoria storica ed indicarli a chi verrà dopo di noi sarebbe qualcosa di grandioso, senza oneri per la pubblica amministrazione. C'è già un gruppo di persone disposte a rimboccarsi le maniche per la raccolta di fondi e a te, sindaco, noi riserviamo la presidenza onoraria del Comitato. Sappiamo anche che potrebbero sorgere problemi dalla Prefettura. Ma intanto, se ci credi, comincia a battere un colpo.

E perché non intestare al suo nome una piazza (piazza XX settembre ricorda quel 1870 della breccia di Porta Pia a Roma, ossia una guerra a senso unico vinta dai Savoia con la violenza, contro il papa e il Vaticano, alimentata da puri desideri di conquista, di sopraffazione, di anticlericalismo molto di moda tra i liberali del tempo) quale segnale forte per chi davvero molto ha amato e moltissimo ha operato!

Caro sindaco Placido, nessuno ti ha rammentato la data di un anniversario, forse per la eccessiva distrazione che accompagna il senso della comune vita rionerese. Eppure, le ragioni per onorarne la memoria ci sono e non sono neanche poche. Te ne rammento qualcuna.

Se gli studi sul nostro Fortunato sono giunti, almeno negli ultimi trent'anni, a tali consapevolezze, il merito è di Enzo Cervellino che già negli anni 1960 lavorava parecchio sugli Alliata di Napoli per acquisire il palazzo e la prestigiosa biblioteca del grande rionerese al patrimonio storico di Rionero. Il fatto venne concluso con l'amministrazione di Peppino Brienza nei primi anni del 1970. Ma il lavoro era iniziato molti anni prima, appunto da Cervellino principalmente. Ma poi debbo ricordare non solo a te il grande lavoro da lui svolto a favore dell'Ospedale di Rionero. Io so che condivideva la proposta di Fernando Schettini per un centro monospecialistico a Rionero - centro di prevenzione e cura dei tumori - e a Pescopagano – ortopedia E in tale prospettiva lavorò intensamente. Aveva visto giusto. Altri, invece, lavoravano per un ospedale generale di zona. Il Crob porti anche la sua firma, tra i benemeriti.

Enzo Cervellino era un uomo assai rispettato nell'associazione Lion. Fece finanziare e realizzare il Centro di Riabilitazione dell'Aias, situato nell'area della scuola media Granata.

Vedete? Ho aggiunto solo qualcosa d'altro rispetto a quanto si è detto e scritto. Ma c'è dell'altro. Ne riparleremo. Quanto prima. Per il rispetto che si deve all'amico e alla verità.