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"REGIO VULTURIS" DI ENZO CERVELLINO
Due volumi sulla storia del Vulture e sulle vicende delle sue genti

di ROCCO ZAGARIA *

 


Di notevole rilievo è l'opera di Enzo Cervellino in due volumi col titolo di gusto classico "Regio Vulturis". L'eleganza della stampa, avvenuta nel 2003, è sottolineata dalla copertina plastificata riproducente un serenante paesaggio a colori di Rocco Lauletta; l'edizione fa onore ad Osanna, benemerito per aver curato tanti volumi riguardanti la Basilicata e la sua gente. La regione del Vulture è studiata sia nella sua evoluzione geologica dall'era paleolitica all'attuale assetto tettonico-geografico, sia come sedi di popolazioni dalla preistoria ai giorni nostri, con meticolosi riferimenti alle fonti bibliografiche ed archeologiche. Quindi il percorso storico si snoda minuzioso, punteggiato da acute dissertazioni.

Tutti gli aspetti della regione sono considerati: quello antropico e quello faunisticovegetale., le calamità naturali e le atrocità umane, i problemi sociali e le vicende politiche, le fasi di sviluppo e i periodi di regressione, onde ogni curiosità è soddisfatta dal lettore, che così resta ammirato dell'acribia delle analisi, talora accompagnate dal vaglio di tesi diverse, e dall'accuratez­za delle descrizioni e narrazioni, pregi rilevati anche dal senatore, prof. Giampaolo D'Andrea nella sua autorevole penetrante introduzione.

 

Naturalmente ciò non esclude che certe prospettive siano discutibili. L'attività saggistica, politica e parlamentare del grande rionerese per la redenzione etico-sociale della gente lucana fu gloriosa; affascinò sociologi, politologi e storici durante la fioritura del meridionalismo esploso nel secondo dopoguerra scorso. Tra gli innamorati di don Giustino si onora di essere annoverato chi scrive queste note, il quale nel 1964, giovane preside incaricato del liceo classico di Pisticci volle intitolare a Lui quell'istituto nonostante la storia di Pisticci non manchi di personaggi illustri. Cervellino ha il merito di focalizzare degnamente le multiformi provvidenze del grande meridionalista suo conterraeno. I due Fortunato innanzi ricordati sono gli astri maggiori del firmamento storico di Rionero, che brilla di tante luci splendide, e Cervellino presenta ciascuna col suo specifico corruscare. La rassegna è ricchissima: oltre ai martiri delle lotte per gli ideali civili comprende personalità di ogni fede politica, scienziati, poeti, artisti, ufficiali valorosi, cultori di discipline umanistiche, educatori, compositori musicali, operatori e promotori sportivi, fondatori di istituzioni di beneficenza, venerandi esponenti del clero, animatori culturali, parlamentali illustri, scrittori, antifascisti mandati al confino.

Un diffuso sentimento antiborbonico sembra pervadere i riferimenti agli accadimenti dalla metà del secolo XVIII alla fine del regno delle due Sicilie, in conformità alla tradizione sabaudistica. Su Carlo III, il migliore re che ha avuto l'Italia dopo Federico II di Svevia, neppure una parola. Eppure col suo impulso illuminato, i cui effetti proseguirono anche col figlio Federico IV, meno geniale ma non sciocco né oscurantista, il Regno di Napoli progredì in tutti i sensi, con vantaggio anche di Rionero, la cui comunità, alla luce di quanto lo stesso Cervellino riporta, passò da 3045 abitanti nel 1735 a 9373 nel 1816, e nell'età della Restaurazione borbonica progredì ancora fino a raggiungere 12155 abitanti nel 1861. Con acquiescenza ad una retorica ormai consunta nel libro di ripete la favola del regno borbonico quale "negazione di Dio", e si cita Ferdinando II solo come "re bomba". Del movimento rivoluzionario del 1799 l 'autore nota solo i meriti dei giacobini e la durezza della repressione borbonica.

Certamente fu glorioso il martirio del rionerese Michele Granata e di altri eccellenti intellettuali lucani, tutti degnamente ricordati; doloroso il carcere che subirono vari altri conterranei repubblicani, pure puntualmente citati; ma nel contempo sarebbe stato giusto riconoscere che nel fatidico semestre repubblicano del 1799 i paesi saccheggiati e distrutti dai francesi occupanti furono di numero maggiore di quelli saccheggiati dai sanfedisti, che ben 260 furono i "controrivoluzionari" finiti sulla forca (senza processo) mentre poi i Borboni mandarono sul patibolo non più di 150 giacobini e solo perché costretti da Nelson, e 6996 incarcerati furono lasciati liberi dopo pochi mesi in seguito ad amnistia. La stessa vicenda di Giustino Fortunato senior è significativa: essere stato un giacobino importante non impedì che col governo borbonico successivo egli fosse avvocato delle Università di Atella e Rionero; successivamente, pur essendo stato Procuratore Generale della Gran Corte Criminale durante il governo del francese Gioacchino Murat, con Ferdinando II divenne addirittura Presidente del Consiglio dei Ministri.


Nel periodo antecedente la fine del regno delle due Sicilie, col vituperato re "bomba" Rionero era "colto, ricco, fiorente ed industrioso paese", come attesta Cesare Malpica, secondo la citazione dell'illustre autore dell'opera in argomento, il quale cita altresì, per convalida di tale giudizio, risalente al 1847, Edward Lear, Richard Keppel Graven, Robert Mallet e altri. Certo, l'industriosità di Rionero attestava il dinamismo economico della borghesia ma lasciava i contadini nella miseria. Ma tale condizione di povertà peggiorò senz'altro dopo la conquista garibaldina. Garibaldi aveva promesso la distribuzione della terra ai bracciali, da secoli invocata, e la cocente irritazione che derivò dal tradimento dei piemontesi fu una delle cause determinanti del grande brigantaggio post unitario. Su questo sanguinoso evento Cervellino non resta irretito dalla tradizione sabaudica e rappresenta le vicende nella giusta luce, sulla scorta delle analisi storiografiche della seconda metà del secolo scorso, quelle di Tommaso Pedio in prima linea. Con matura consapevolezza critica l'autore rileva sia le cause socioeconomiche sia gli aspetti delinquenziali dell'azione dei briganti, e da un lato esalta gli ideali liberali ed unitari, dall'altro stigmatizza le efferatezze della repressione militare.

La figura e le azioni di Carmine Crocco, rionerese, sono oggetto di dovuta attenzione; spiace però che sia sfuggita la strage da Crocco commessa in Ruvo del Monte (che pure fa parte della regione del Vulture) e sia stata omessa la ancora più malvagia strage commessa la sera dello stesso giorno 10 agosto 1861 nello stesso pacifico paesetto dai militari repressori comandati dal famigerato (poco meno di Crocco) capitano Pasquale Corona, rionerese anch'egli. Su questo terribile episodio don Gerardo Gugliotta ha pubblicato un avvincente volume quando già l'opera di Cervellino era in stampa, onde questi non ha potuto tenerlo presente. Poteva però tenere in conto - sia consentito l'inciso - le precedenti pubblicazioni dello stesso Gugliotta sulle interessanti scoperte archeologiche di Ruvo. Questa omis­sione è comunque una delle pochissime rilevabili nell'opera di Cervellino, cui va riconosciuta una dovizia eccezionale di citazioni bibliografiche. La condizione socio-economica di Rionero, dopo la tempesta del brigantaggio e la feroce repressione militare, peggiorò terribilmente, come in tutta la Basilicata.

Non è da stupire perciò se Giustino Fortunato junior, avendola percorso palmo a palmo, rimase colpito dalla desolazione delle masse popolari. L'attività saggistica, politica e parlamentare del grande rionerese per la redenzione etico-sociale della gente lucana fu gloriosa; affascinò sociologi, politologi e storici durante la fioritura del meridionalismo esploso nel secondo dopoguerra scorso. Tra gli innamorati di don Giustino si onora di essere annoverato chi scrive queste note, il quale nel 1964, giovane preside incaricato del liceo classico di Pisticci volle intitolare a Lui quell'istituto nonostante la storia di Pisticci non manchi di personaggi illustri. Cervellino ha il merito di focalizzare degnamente le multiformi provvidenze del grande meridionalista suo conterraeno. I due Fortunato innanzi ricordati sono gli astri maggiori del firmamento storico di Rionero, che brilla di tante luci splendide, e Cervellino presenta ciascuna col suo specifico corruscare. La rassegna è ricchissima: oltre ai martiri delle lotte per gli ideali civili comprende personalità di ogni fede politica, scienziati, poeti, artisti, ufficiali valorosi, cultori di discipline umanistiche, educatori, compositori musicali, operatori e promotori sportivi, fondatori di istituzioni di beneficenza, venerandi esponenti del clero, animatori culturali, parlamentali illustri, scrittori, antifascisti mandati al confino.

Di ciascuno sono magistralmente magnificati i meriti in buona parte dallo stesso Cervellino, per non pochi egli si vale di testimonianze egrege, tra cui quelle di Francesco Torraca, Sergio De Pilato, Raffaele Ciasca, Tommaso Pedio, Raffaele Nigro, Michele Saraceno. In appendice sono riportate le notizie bibliografiche dei rei di stato rioneresi rilevate dai libri di Pedio. Piace alfine leggere notizie essenziali sullo stesso Enzo Cervellino, da cui emerge che l'autore è personalità di notevolissimi meriti (più volte ufficialmente riconosciute da alte autorità) derivanti da una salda formazione cristiana che ha fruttato impegni importanti nelle or­ganizzazioni cattoliche; non meno importanti sono state le funzioni elettive nel Comune, nella provincia e nell'Ente regione; preziose le iniziative giornalistiche e la produzione saggistica. La "Regio Vulturis" è il suo capolavoro: una summa di tutto ciò che può dirsi di una comunità attualmente florida, ricca di attrazioni turistiche, di monumenti sacri e civili, con esperienze storiche triste e liete, e tutto è rappresentato come una sinfonia di voci e filoni culturali, permeato da un calore umano dettato dall'amore per la propria gente, che così è elevata ad espressione delle più cospicue caratteristiche e delle migliori qualità della popolazione lucana. Perciò Cervellino è degno di essere annoverato tra le glorie cittadine. Meritevole è anche Michele Traficante, che Cervellino riconosce esplicitamente essere stato prezioso collaboratore dell'opera; soprattutto spicca l'offerta di stupende innumerevoli immagine fotografiche che accrescono molto la bellezza e l'attrattiva del libro.

* Presidente della Società Filosofica Italiana- Sezione Lucana

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