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Personaggi

MICHELE PREZIUSO, DIFENSORE DEGLI UMILI
Perseguitato dal fascismo, fu alla testa delle rivendicazioni proletarie

di Michele Traficante


" C'è Michel' Prezius' ca ni port' nant' " (C'è Michele Preziuso che ci difende e fa valere i nostri diritti). Era questa un'espressione che con maggior orgoglio i "cafoni" rioneresi pronunciavano nell'immediato secondo dopoguerra. Erano tempi tristi, di grande miseria per la classe contadina, affamata come sempre, di terre da lavorare. Riferiva un contadino, che aveva in fitto un pezzo di terreno seminativo, che al momento di pagare il fitto al padrone col grano, l'inflessibile, e spesso arrogante amministratore di una famiglia terrieria del posto, gli intimava di tornare indietro e di consegnare il grano "asciutto e crivellato".

La maggior parte dei contadini lavoravano la terra che non possedevano mentre pochi possedevano tanta terra che non lavoravano. I primi erano costretti a faticare tutti i giorni dell'anno in campagna, col sole o con la pioggia, dovevano fare i conti con i padroni che conducevano bella vita, e consegnare puntualmente, comunque andasse l'annata, il grano per il fitto.

In quegli anni ricorreva il detto : "Iè m'nut' Nitt' e ci vol' fa paà l'affitt', iè m'nut' Gull' e nun' ci vol' fa paà null' ". Chi non ricorda la grande e festosa accoglienza che ebbe il parlamentare comunista a Rionero. Migliaia di persone lo accolsero in trionfo alla stazione ferroviaria.

 

In questo contesto emerse la figura del maestro di scuola elementare Michele Preziuso, focoso ed ineguagliabile tribuno, che arringava il popolo con grande passione civile e forte oratoria. Incarnava l'anima popolare e rappresentava i bisogni e le aspettative della povera gente in modo esemplare. Lo si vedeva girare per il paese con lo sguardo torvo di chi aveva tanta rabbia in corpo. Vecchio combattente, socialista imperterrito, si era posto alla testa della classe lavoratrice per sollervarne le sorti morali e materiali, contro ogni forma di ingiustizia sociale.

Michele Preziuso nacque a Barile il 10 agosto 1888 da Nicola e da Serafina Del Zio. Studiò a Melfi e si diplomò a Lacedonia con pieni voti all'età di 18 anni. Dopo aver prestato il servizio militare per il tempo stabilito come tenente dei bersaglieri, tornò a Barile e cominciò l'attività di insegnante. Nel 1910 sposò a Rionero la giovanissima Cristina Di Lonardo da cui ebbe quattro figli: Serafina, Nicola, Anna Maria e Angela. Nel 1915 partì per la grande Guerra con i gradi di capitano dei bersaglieri. Nel suo battaglione c'era Benito Mussolini con il grado di caporale. Più volte il Preziuso, sempre di buon cuore, fece liberare il futuro Duce, quando questi, per infrazioni dovute alla sua irrequietezza, veniva punito e rinchiuso nella cella di rigore.

In guerra Michele Preziuso si distinse per coraggio ed umanità, tanto da meritare diverse medaglie al merito e fu promosso con i gradi di maggiore. Però, per le sue idee socialiste e per aver inneggiato alla Repubblica e gridato "Abbasso la Monarchia", fu degradato e inviato a casa.

Tornato in Basilicata, si trasferì a Melfi ove tornò ad insegnare ed intraprendendo una esemplare campagna antifascista, attività che lo accompagnò per tutta la vita. Con Attilio Di Napoli fondò la sezione del partito socialista, pronunciò infuocati comizi, offrì il meglio delle sue energie per il trionfo della libertà e delle giustizia sociale. Per la sua caparbietà nel difendere il suo ideale politico, venne orrendamente perseguitato dalla parte avversa. Ricevette ripetutamente purghe, carcere, manganellate, incursioni notturne nella propria abitazione con rotture continue di vetri ed intimidazioni nei confronti della giovane moglie e dei figli bambini. A volte d'inverno, scalzo ed in mutande, veniva condotto in caserma e incarcerato.

La moglie, battagliera come lui, gli fu a fianco in tutti i momenti difficili della sua vita di perseguitato politico. Spesso la donna, coraggiosa quanto il marito, affrontava i carabinieri, arma in pugno, cercando di difendere il suo compagno e i suoi figli.

Nel 1922, quando si candidò alla Camera dei Deputati, la violenza nei suoi confronti aumentò. Venne minacciato di morte anche attraverso le parole di una canzonetta scritta appositamente per lui.

Per proteggere la famiglia fu costretto a fuggire da Melfi, nottetempo, trasferendosi a Rionero in Vulture. Qui il battagliero ed indomito Michele Preziuso riprese la sua lotta politica con adunanze segrete, comizi, fondazione di sezioni. Inevitabile le persecuzioni che si fecero ancora più pesanti, tanto che i fascisti, nel 1924, lo mandarono al confino ad Accettura per un anno con metà stipendio.

In quegli anni, Benito Mussolini, che non aveva dimenticato il suo capitano, più volte, insieme a Starace che pure, al tempo della grande Guerra era stato capitano dei bersaglieri ed amico fraterno di Michele Preziuso, invitarono l'irriducibile socialista a desistere dalle sue idee e ad entrare nelle file del fascismo con allettanti promesse di carriera. Offerte andate tutte puntualmente respinte.

Finito l'anno di confino ad Accettura Preziuso rientrò a Rionero e, fino al 1929, subì infinite persecuzioni, tutte affrontate con grande forza d'animo e coraggio. Uomo di poderosa cultura nel 1928 vinse con pieni voti il concorso di Direttore Didattico. Scrisse diversi volumi fra cui "Sommario di Storia della Basilicata”, Melfi 1927, la cui IV edizione venne ristampata a Rionero nel 1957; "I grandi precursori della scuola", Melfi, 1928; "Il pensiero filosofico attraverso i secoli", Melfi 1930.

Fu grande amico di Giustino Fortunato, da cui riceveva borse di studio per i suoi alunni che si distinguevano per intelligenza e preparazione e per i quali si prodigava per la loro frequenza delle scuole superiori.

Nell'anno scolastico 1929-30 per il suo attivo interessamento amministartivo venne istituito a Rionero il 1° Corso di Avviamento al Lavoro avente come insegnante, fra altri, anche Michele Preziuso che ne fu anche Direttore. Nel successivo anno scolastico il Corso divenne Regia Scuola di Avviamento Professionale. Nel 1935 il Corso biennale di avviamento professionale a tipo agrario, con sezione industriale, venne intestato al rionerese Mauro Di Battista, ufficiale della Milizia distintosi e perito nella guerra d'Africa nel 1935.

Nel 1936 il regime fascista sollevò dall'incarico di Direttore del Regio Corso il prof. Michele Preziuso, per il suo passato antifascista e perché privo della tessera al P.N.F. . Al suo posto pose il prof. Carlo Mango, non solo perché iscritto al Partito, ma anche perché laureato in agraria e del tutto sintonico con la politica del Regime.

Michele Preziuso riprese ad insegnare nella scuola elementare, però sempre nella sesta classe. Fu molto amato dai suoi numerosi alunni. Molti di essi, ancora viventi, lo ricordano con profondo affetto e rimpianto.

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale Preziuso venne segnalato ed inviato nuovamente al confino a Villafaletto e Verzuolo, nel cuneese, per due anni ( 1941-1943).

Nel 1943 rientrò a Rionero e per un soffio scampò alla fucilazione tedesca dei 16 concittadini (il suo nome era al primo posto nella lista approntata).

Alla fine della seconda guerra mondiale Michele Preziuso, che mai aveva interrotta la sua azione politica e sociale a favore della povera gente, divenne assai popolare nella comunità rionerese e non solo.

Rimasto vedovo nel 1946, si risposò, con la matura Rosaria Ianora di Bagnoli Irpino, nel 1948.

Nelle prime elezioni amministrative di Rionero in Vulture del 1946 ottenne un mare di voti e fu eletto sindaco della città. Per la sua fattiva e ineguagliabile azione amministrativa (a lui si devono, fra l'altro, numerose opere pubbliche cittadine), la sua bontà ed imparzialità fu amato e stimato da tutti, anche dagli avversari politici. Pare che finanche il parroco della chiesa dell'Annunziata, don Michele Di Sabato, apprezzasse la sua onestà e capacità amministrativa. Con un vero plebiscito nel 1952 venne eletto al Consiglio Provinciale ove venne riconfermato nelle elezioni del 1956.
Nel 1954, già candidato al Senato, per un comizio non autorizzato, fu arrestato e incarcerato per 5 mesi. Si ammalò gravemente. Gli fu annullata la candidatura al Senato ma rimase in seno al Consiglio Provinciale .

Non mancò mai di far sentire la sua voce autorevole nelle varie istituzioni a favore delle classi più umili e soprattutto a difesa dei valori della libertà. Fu in corrispondenza con Togliatti, Nenni, Saragat, Segni, De Nicola ed altri importanti uomini politici.
Ormai deluso della situazione politica che si stava creando nel paese, si ritirò a vita privata. Morì, distrutto dalla malattia e dalle sofferenze, il 5 aprile 1961.

Venne grandemente onorato per la sua incrollabile fede negli ideali di libertà e di giustizia sociale. Mai si piegò ad allettamenti di onori politici e alle persecuzioni di ogni genere .

Dopo la sua morte il partito socialista gli intestò la sezione di Rionero in Vulture. Il Comune, con delibera di Giunta n° 710 dell'8 settembre 1981, gli ha intitolata una strada della città.