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SCRIVONO DI LUI...

 

UNA MESSA PER CARMINE, di Pasquale Tucciariello 

Riflessioni di Rosella Tirico

 


Una volta, quando ero una felice prof. dissi ai miei ragazzi: LA STORIA SIAMO NOI.
   Certo la storia è scritta dai vincitori ma è fatta anche dai vinti.
   La storia dei vincitori è spesso sprezzante nei confronti dei vinti, li stigmatizza e li generalizza in un’unica specie “sbagliata”, come una deviazione anche fisica della genìa “…la storia scriveva in forma sprezzante che quelli erano briganti, delinquenti, furfanti, assassini, contadini meridionali che dai tratti somatici, dalla forma stessa del cranio, persino dai lineamenti e dalle espressioni facciali si facevano dedurre i caratteri morali o psicologici delle persone“(1).
   E nella storia io mi sento dalla parte dei vinti, anzi, talvolta mi sento vinta dalla storia della mia vita e quindi penso a quel Carmine, quel Carmine Crocco che in modo del tutto ineluttabile si trovò a diventare un brigante.
   Eh no!  “Non chiamateli briganti. Ribelli.” (2)
   Certo “Ribelli”.  E come nel destino di ognuno di noi si nasconde un momento in cui saremo portati verso una strada piuttosto che verso un’altra e la percorriamo credendo forse di averla scelta, anche nel destino di Carmine ci fu un momento chiave, e poi altri che seguirono, che gli segnarono la strada e lo resero un “Ribelle”.
   Nasciamo o lo diventiamo, forti, santi, peccatori o ribelli? 
   E poi abbiamo sempre tutti un progetto ben distinto nella mente o Qualcuno ci pone davanti il suo di progetto? Come si sviluppa il nostro piano di vita e come si intreccia con i nostri desideri le nostre paure, e la vita delle persone che ci circondano? E fino a che punto questa vita è nostra?
   “…E poi, Zi Carminuccio, la sua era veramente una causa, una dottrina, un progetto? Qual era la politica di Crocco” Si informò Ciuffetta.“(3)
   E quando siamo incerti e non troviamo la strada allora non ci rimane che “Andare nel Bosco”(4), nasconderci come i “Ribelli” si nascondono dall’ovvietà e dalla prepotenza del potere e dal perbenismo dei luoghi comuni. Stare nel Bosco per riflettere e per non perdere se stessi, per capire cosa fare e per raccogliere le forze, per trovare alleati, per sentire la propria identità salire dalla terra madre.
   È così che la storia magicamente si intreccia nel tempo e può essere letta, pensata e narrata da diversi punti di vista. Può essere storia dei vinti o delle masse popolari, delle donne, delle fasce deboli della società, dei contadini, degli operai. Una storia trasversale che attraversa i secoli ed i luoghi, che si dipana dalla rivolta dei Ciompi a Firenze, alle rivolte contadine in Germania, al brigantaggio dell’Italia meridionale, per allargarsi alla Rivoluzione Russa del 1917 ed alla Repubblica di Weimar e spaziare fino all’America latina con Pancho Villa ed Emiliano Zapata.
   È la storia di tutti quelli che nei secoli hanno cercato di affermare i propri diritti, il significato delle proprie esistenze, il principio di uguaglianza, la ribellione al sopruso, alla negazione di  spazio vitale e di dignità che sempre chi ci vuole sovrastare  mette a repentaglio, o distrugge. Ed è un bene che se ne parli, che la si racconti questa storia, che sia patrimonio privilegiato dei nostri ricordi, perché è su essa che ci ergiamo come cittadini liberi e che pensano ancora di poter combattere e difendere la propria cittadinanza.

   Ho letto con avidità alcuni passi del testo di P. Tucciariello prima della presentazione e durante la stessa ho ascoltato i brani proposti immaginando i luoghi, le persone, sentendo persino gli odori di un ambiente noto, pensando a Carmine Crocco e immaginando la sua sofferenza, le sue rinunce, la sua umanità provata.  
Ho riletto con attenzione il racconto, poi, riflettendo sul senso dei nostri progetti e sull’illusione che nutriamo verso essi. Ho rivisto il volto dei Ribelli ed ho persino sfiorato con la mente quello dei due uomini di Crocco sbarcati oltre oceano. Potevano anche essere miei parenti.  Forse nel mio volto si nasconde qualche lineamento fisiognomico brigantesco e la mia anima tante volte la sento ribelle ed in continua opposizione a quello che il destino mi riserva, a quello che il mondo vorrebbe impormi.
Mi sento sorella, madre e figlia di Carmine Crocco.

Bari, 2 Giugno 2017                                                                            Rosella Tirico
                                                                                                    Dirigente scolastico


(1)  P.Tucciariello, Una messa per Carmine  - Centro studi Leone XIII English traslation  by Susanna Dubosas p.30

(2) Op cit. p. 44

(3) Op. cit. p. 28

(4) Andare nel Bosco. Immagine citata dalla prof.ssa N. Chiari durante la presentazione del 19 maggio ’17 a Potenza.

 

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Una Messa per Carmine
con Traduzione inglese di Susanna Dubosas
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