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15/05/2021
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                  In ricordo di Graziella Placido  | 
di Nina Chiari  | 
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Ciò che se ne va da questa sponda non è più, se ne va  nel moto dei flutti inarrestabili di quella che è la vita e di quella che è la  morte, convogliate insieme verso l'Eternità.
Ora che tu, cara Graziella, cammini tra le stelle, ora  che ci separa un abisso, vorrei parlarti ancora. E ti scrivo per colmare il  vuoto che in me hai lasciato. Il dolore può essere mitigato solo da una  bellezza che permane: il ricordo del tratto di strada che abbiamo percorso  insieme e che il tempo non oserà cancellare, perché nelle mie lacrime sono  racchiusi pensieri, abbracci, sorrisi. L'amicizia non si perde, è spirito che  non si cancella, che sedimenta nell'intimo e ci consola, che vive in ogni emozione.  Ti hanno sempre distinta, come donna mamma e amica,   il tuo entusiasmo generoso, la tua grande  disponibilità, il tuo affetto sincero, la tua serietà e la tua cultura. 
Cara Graziella, voglio pensare che tu stia bene, tu  che in questa vita hai sofferto, lottato, subito, lavorato, amato. Oggi sei nel  silenzio e nella beatitudine. Ma sei vita che ritorna, e si ripete, nel mio  cuore.
A tuo figlio Patrizio mi rivolgo con le parole di  Sant'Agostino. 
"La morte non è niente, io sono andata  semplicemente nella stanza accanto. Io sono io, voi siete voi. Per voi io sarò  sempre ciò che sono stata. Datemi il nome che mi avete sempre dato, parlatemi  come sempre avete fatto, non usate un tono diverso, non assumete un'aria  austera o triste. Continuate a ridere di ciò che ci ha sempre fatto ridere.  Pregate, sorridete, pensate a me. Che il mio nome sia pronunciato in casa come  è sempre accaduto, senza alcuna enfasi, senza traccia di ombra. Il senso della  vita è sempre lo stesso. Il filo non si è interrotto. Perché dovrei essere  fuori dai vostri pensieri, semplicemente perché sono fuori dalla vostra vita?  Io non sono lontano, sono solamente dall'altro lato della strada".
Una domanda resta. Che si fa quando muore un'amica? Io  ringrazio Dio per averla avuta.
          Ciao, Graziella. Ci mancherai. 
          Nina Chiari, Centro Studi Leone XIII 
        
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